A Parma c’è una mostra tutta dedicata ai fiori nell’arte alla Fondazione Magnani Rocca
La nuova mostra “Flora” invita a riscoprire la storia sconosciuta dell’antico giardino del palazzo attraverso un percorso tutto a tema floreale con opere d’arte che vanno da Casorati a Giulio Paolini

La dea romana Flora sparge i fiori nell’opera di Giulio Paolini. È l’immagine che dà il titolo e apre la nuova esposizione alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo. Una mise en abyme che proietta lo spettatore nel passato dipinto da Nicolas Poussin nel 1631, prima di lasciarsi travolgere dalla vibrante esplosione floreale di Flora Magica, la maestosa scenografia che Fortunato Depero progettò per Le Chant du Rossignol nel 1917.
Con questa mostra speciale la storia del meraviglioso giardino circondato dalla campagna parmense della Fondazione Magnani Rocca penetra tra le sale del museo e lo veste a primavera: bouquet di quadri floreali coprono le pareti e inondano lo spazio di colore e sentimenti.
La storia del giardino della Fondazione Magnani Rocca di Parma diventa una mostra
Lo storico Parco Romantico del palazzo è stato teatro di incontri tra Luigi Magnani e personalità come Eugenio Montale, Giorgio Morandi, la principessa Margaret d’Inghilterra e molti altri. Presto sarà terminato il restauro che mira al recupero dell’identità e alla cura delle sue specie arboree. La mostra ha l’occasione di sottolineare ancora una volta la raffinata sensibilità del proprietario, esteta e storico, verso l’ambiente, di qualunque natura esso fosse, urbano, domestico o naturale. Tra i fondatori di Italia Nostra, si oppose sempre alle ferite inferte al paesaggio e alle opere, cuore dell’estetica e della storia, come racconta Stefano Roffi, curatore della mostra con Daniela Ferrari, nel saggio a catalogo.

Il giardino nella mostra Flora alla Fondazione Magnani Rocca a Parma
Il giardino di colori creato tra le sale espositive porta il visitatore a sentire la presenza di un soggetto da sempre indagato e da sempre rappresentato nella storia dell’arte. Il giardino, da elemento esterno, diviene interno, acquisendo potere evocativo, di sentimenti e di memoria. Fiori dipinti o scolpiti durante il periodo simbolista e futurista, fiori recisi, silenziosi, inquieti. La mostra è scandita attraverso aggettivi che danno il nome alle sezioni, e raccontano una vastissima varietà e profondità di sentimenti.
Vi si trovano fiori delicatamente sfiorati dalla luce, come nelle opere di Segantini e Longoni, o definiti con pennellate a tocchi e filamenti piene di energia, come in quelle di Balla, Boccioni, Previati. Il periodo simbolista porta poi nelle tele una dimensione visionaria e sognatrice, e una definizione sintetica, disegnata, come nelle opere di Casorati. Il futurismo non abbandona il soggetto sperimentandolo secondo i tipici principi del movimento e del dinamismo “i miei quadri dinamo-floreali eletrizzano l’aria di mille colori e l’animo di inesauribile festa” scrive Fortunato Depero. Poi, le Regine di Fiori: ritratti in cui le figure femminili e le specie floreali hanno medesima presenza sulla scena, sono entrambe dominanti. Presenze botaniche che evidenziano o contraddicono lo stato d’animo della figura ritratta: emblema di vigore o caducità, delicatezza e dolcissima tenacia, come in alcune opere di Boldini, Fontana, Guttuso e Bonazza.








La rosa nell’arte
“Una rosa è una rosa è una rosa” scriveva Gertrude Stein nel poema Sacred Emily, alludendo alla natura intrinseca delle cose: quanto è complessa però questa natura, che protegge un fiore così morbido e delicato da spine. Le rosedi Morandi dialogano con quelle di Funi, Oppi, Ghiglia, Cagnaccio, Pirandello e Mafai. Proprio l’incontro tra Luigi Magnani e Giorgio Morandi rivela le affinità elettive tra i due, le segrete corrispondenze. La pittura di Morandi si rivela a chi sa coglierne il mistero. I fiori recisi sono poi effimeri, non dureranno a lungo: Mafai, Afro, Salvo descrivono questi boccioli arresi agli ultimi istanti di vita, le ultime resistenze, i primi cedimenti. Quelli silenziosi sono fermi immobili, fissi e assenti (ancora Morandi e Casorati, Donghi) e quelli inquieti, disarticolati, duplici.
Fiori e introspezione in mostra
In conclusione al percorso una serie di opere contemporanee – tra cui Melotti, Pasolini, Kounellis, Schifano, Paolini – ci ricordano che il fiore non ha smesso di essere soggetto emblema di una ricerca introspettiva in continuo divenire.
Marc Chagall scrisse: “L’arte è lo sforzo incessante di competere con la bellezza dei fiori e non riuscirci mai”. La mostra Flora ci ricorda ancora una volta la perfezione della natura ma anche la potenza dell’arte, che – proprio perché perfettibile – è impetuosa e sconvolgente, così come lo è la natura umana.
Anna Vittoria Zuliani
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